Accade che l'Angelo della Morte si accorga a volte di essere arrivato troppo presto, prima che il termine dell'uomo sia scaduto: allora l'Angelo non porta via la sua anima, non si mostra neppure a lei; ma lascia all'uomo un paio dei tanti occhi che ricoprono il suo corpo.
E l'uomo vede allora, oltre quel che vedono gli altri uomini e quel che lui stesso con i suoi occhi naturali vede, cose nuove e strane; e le vede in modo diverso da come vedeva quelle di prima, non come gli uomini vedono, ma come gli abitatori degli "altri mondi" vedono ( ... )
La testimonianza dei vecchi occhi naturali, degli occhi "di tutti", è in completa contraddizione (opposizione, antitesi, capovolgere, ribaltare) con quella degli occhi lasciati dall'Angelo.
Proposito d"invito alla lettura:
( C. Campo; Detti e fatti dei padri del deserto, Mi, 1975)
mercoledì 29 agosto 2007
INVERSIONE DELLA VITA
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INVERSIONE DELLA VITA
lunedì 27 agosto 2007
L'INVERSIONE DEI SEGNI
"CALLICLE: Certo, per gli dèi! Voglio proprio domandarglielo! Dimmi, o Socrate, dobbiamo supporre che tu ora
stai dicendo sul serio o stai scherzando? Infatti, se tu dici sul serio, e accade che le cose che dici sono vere, non
dovremmo allora pensare che la vita di noi uomini sarebbe capovolta e che, a quanto pare, noi facciamo tutto il
contrario di quello che si deve fare?" (Il Gorgia di Platone) 481 c.


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L'INVERSIONE DEI SEGNI
venerdì 24 agosto 2007
LA RUOTA DELLE COMBINAZIONI
Chi è Raimondo Lullo?
Ovvero come entrare nella dimensione delle combinazioni.
Innanzi tutto bisogna essere almeno in due perché ciò avvenga, (senza escludere ulteriori moltiplicazioni) due persone, due eventi due oggetti; non solo, ma è fondamentale la loro estraneità, indipendenza. L'effetto mostra invece miracolosamente una armoniosa similitudine e omogeneità. Ecco prodursi un amalgama talvolta così profondo da parere un evento organicamente vivente.
“Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Mt 18, 20).
Qualche combinazione potente, il quadrato magico. La combinazione della poesia che come metrica diventa ritmo, eufonia incantesimo. La combinazione dei numeri per proteggere le proprie fortune con una cassaforte o per sfidare la fortuna vincendo un tesoro. La combinazione degli eventi per rovesciare i più rosei o i più bui presagi....
Giordano Bruno ne ha scritto con intensità, e addirittura ideò una macchina per inventare le combinazioni. Così nello stesso sforzo si impegnò Raimondo Lullo, Robert Fludd, Kircher... Liebniz
Tutti avevano intuito come dalla combinazione di dati anche insignificanti, elementari, grezzi sorgeva inevitabilmente un processo il cui risultato era di valore decisamente superiore, talmente alieno all'interprete talvolta, da poter essere raccolto solo come emozione, come immagine, intuito come simbolo, e questo valeva anche per le combinazioni artificialmente prodotte. Un pensiero non così viziato dal materialismo come il nostro, sapeva intravvedere in ciò come la verità dei meccanismi divini fosse nascosta in tutte le cose.
Quanti sono gli strumenti (dadi, carte, pendolo ecc) e le opportunità per esercitare la sorte sotto l'aspetto della combinazione, ebbene questa è una delle porte del sovrannaturale, della manifestazione dell'uomo superiore, perchè questa è la condizione minima richiesta al di sotto di questo livello il destino è crudelmente implacabile come un demone.
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LA RUOTA DELLE COMBINAZIONI
martedì 21 agosto 2007
FUOCO E SPIRITO
In Africa è un gioco. Si prende uno scorpione e lo si mette al centro di un cerchio di fuoco. Lo scorpione cerca una via d’uscita, ma ben presto si accorge di essere circondato dalle fiamme. Allora, sapendo di non avere via di scampo, rivolge contro di sé il suo pungiglione mortale.
L'uomo è uscito dalla primitività forgiato dal fuoco. La sua anima portata all'incandescenza dal calore igneo ha così potuto essere martellata e modellata fino a rivelare la propria spiritualità.
È questo il lato infernale del fuoco che ci circonda fino a non lasciarci scampo; le sue fiamme sono le disgrazie, le malattie, le sfortune vampate che chiamiamo infernali. Il fuoco è estremamente contagioso solo il simile gli sopravvive, ciò che in noi è igneo lo attraversa, il resto non lo può superare, così è una risorsa di breve durata cercare di sfuggirlo, perché ce lo troveremo nuovamente davanti e così di seguito fin a non avere più scampo. O meglio l'unica fuga e cedere al fuoco ardente, ma purificante ( Deriva dal greco "pur-puros" = "fuoco") del veleno.
L'alchimista con il solo fuoco riesce a liberare praticamente lo spirito dalla materia, la sua grandezza sta però nel saperlo "fissare" (Giovanni di Rupescisia scriveva che l'Alchimia è il segreto di riuscire a fissare il sole che si trova nel cielo della nostra persona, così che possa illuminarla all'interno) si misura con il fuoco per misurasi con lo Spirito. Il fuoco spiritualizzato, riconosciuto come veicolo dello Spirito purifica preparandoci all'ascensione paradisiaca, mentre il fuoco usato in modo profano, con incredulità della sua affinità ed origine spirituale, porta a circondarsi con le devastatrici fiamme infernali.
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FUOCO E SPIRITO
domenica 19 agosto 2007
GLI OCCHI E L'ANIMA
"Gli occhi sono lo specchio dell'anima". Una frase forte e piena di implicazioni, ma vediamo cosa scatta normalmente con questa affermazione. Seguitemi per un breve zapping.In primo luogo abbiamo l'interpretazione letterale, tecnica, ma è anche possibile quella istintivamente estetica; scavando un pò più profondamente gli occhi leggono anche i sentimenti, i pensieri della mente.
Possiamo rivolgere lo sguardo all'esterno, o all'interno. All'interno sì, ma fino a dove?, al sogno, all'immaginazione, ai pensieri, alla contemplazione?...
Così l'occhio nel cercare l'anima trova la bellezza, oppure, ma è lo stesso nel cercare la bellezza trova l'anima.
Come dice Hillman noi, viviamo "siamo nell'anima", ma come il neonato nasce cieco e deve esser aiutato, stimolato a vedere il mondo a lui esterno, così altrettanto succede quando nasciamo al mondo interiore al mondo dell'anima, anche in questo caso è necessario essere aiutati ad usare questa seconda vista.
Ebbene quando i nostri occhi si sono adattati a vedere il mondo dell'anima, saranno illuminati dalla sua luce, fino a esprimerla al loro esterno, così da mostrarla a noi stessi oltre che agli altri.Riproduzioni di Antonello da Messina Grande e immortale è la sua pittura
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GLI OCCHI E L'ANIMA
giovedì 16 agosto 2007
Come spiegare le forze magiche?
Mediante la simpatia: fra le cose affini regna naturalmente un accordo e fra le dissimili un contrast0; eppure nella loro varietà le molteplici potenze contribuiscono all'unità dell'organismo universale: poiché nell'universo la vera magia sono l'Amore e la Contesa. È questo il primo mago e stregone, che gli uomini conoscono bene e ai cui filtri e incantesimi ricorrono nei loro rapporti.
E poi è proprio dell'anima essere attirata dagli incantesimi per la melodia, per certe formule e per la figura dell'incantatore: cose di questo genere, come figure e suoni commoventi, hanno una forza d'attrazione, ma la volontà e il pensiero non vengono affascinati dalla musica [bensì soltanto l'anima irrazionale], e allora un tale incantesimo non ci meraviglia; e tuttavia ci lasciamo volentieri attrarre da esso, ... E nemmeno si deve credere che ci sia una volontà che esaudisca le preghiere magiche: di ciò nulla sanno coloro che sono ammaliati dagli incantesimi: egli sa di aver subito quel fascino soltanto dopo averlo subito, ma il suo principio egemonico resta impassibile. Dall'essere, che viene pregato, scende qualcosa o su colui che prega oppure su un altro.
Allo stesso modo anche il Tutto comunica qualcosa di sé alle sue parti, sia spontaneamente, sia perché un altro ha apportato sulla parte qualcosa di lui, ed esso è, per natura, a disposizione delle sue parti, e perciò colui che prega non è un estraneo.
Se chi prega è un malvagio non dobbiamo meravigliarci; anche i malvagi attingono dai fiumi, e colui che dà non sa ciò che dà, ma dà solamente. E tuttavia, il dono rientra nell'ordine e nella natura dell'universo: perciò, se qualcuno prende per sé qualcosa di ciò che appartiene a tutti - cosa che non è permessa - incorre per una legge inesorabile nel castigo.
Ma come è influenzato il saggio da magie e da filtri. Egli è, nell'anima sua, insensibile alla magia e la sua parte razionale non ne patisce l'influsso e non altera il suo pensiero; ma nella parte irrazionale, che appartiene alla totalità del suo essere, egli patísce, o meglio è quella parte che patisce in lui.
Anche i demoni non sono immuni, nella loro parte irrazionale, da affezioni. Non è assurdo attribuir loro ricordi e percezione; li si può stregare con formule magiche e trarli giù per via naturale; e quelli che sono più vicini a noi e interessati alle cose terrene rispondono a chi li chiama. Tutto ciò che ha rapporti con un altro essere è sottoposto al suo potere magico, poiché questo essere, con il quale ha rapporti, lo incanta e lo seduce; solamente ciò che si ripiega su sé stesso sfugge alla magia.
Soltanto la contemplazione ci resta, non esposta a magia; nessuno che si rivolga a sé stesso subisce l'incantesimo. - Plotino, Enneadi IV 4, 40-4
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Come spiegare le forze magiche?
mercoledì 15 agosto 2007
MATERIA VOLATILE
A proposito del mito di Leda, possiamo solo rimanere estaticamente incantati sia dalla sua lettura che dalle sue rappresentazioni artistiche, eppure grande è il suo insegnamento. Leda come recipiente della generosa fecondità divina, da cui producono 4 filiazioni (la materia composta di 4 elementi), ma anche la manifestazione del divino (il cigno) che attira il simile (la sua parte celeste, il suo principio volatile) in Leda.
Il cigno rappresenta l'animalità che attira ed è attirata da Leda, ma è anche un animale del cielo, volatile, spirituale, è così il risultato del loro incontro è l'uovo, così carico di significati ermetici, e di potenzialità trasmutatorie.
Se osserviamo la Natura vegetale ci accorgiamo che ad ogni fiore occorre uno stelo come base e sostegno, per poter sbocciare ad un'adeguata distanza dal terreno.
Per quanto ci riguarda, il fiore rappresenta la sensibilità e la bellezza del mondo spirituale, il quale per potersi manifestare nel mondo fisico necessita di un opportuno involucro di protezione.
L'animale umano costituisce quindi il veicolo di un'Intelligenza che altrimenti non potrebbe esprimersi sul piano materiale. Se esaminiamo l'organismo umano ci accorgiamo di trovarci di fronte ad un formidabile strumento organico, concepito per poter vivere nell'ambiente naturale manifestando nel frattempo una Presenza di genere completamente diverso da quella che anima le altre speci.
Questo significa che solo riuscendo a definire la nostra "animalità" possiamo tentare di distillare da essa una diversa natura, riconoscibile come "spirito".
Manifestandosi attraverso la nostra particolare forma, la Divinità diventa "consapevolezza umana" e da origine al Mondo che ordinariamente riconosciamo come il "nostro regno".
Per inoltrarci nella comprensione spirituale dobbiamo abbandonare la pretesa di essere noi stessi, in quanto animali umani, gli artefici supremi del nostro destino e cominciare a riconoscere l'esistenza di una gerarchia universale, della quale non rappresentiamo certamente il gradino più elevato.
Affinché "L'Uomo" possa risvegliarsi dal sonno, nell'involucro di carne che lo avvolge, la Coscienza deve umilmente prendere atto dell'animale umano che costituisce il suo strumento e smettere di identificarsi nei limiti fisici e psichici dell'animale umano. Lasciamo che altri continuino ad adorare la personalità mortale, erigendo un monumento al proprio personaggio, ed inchiniamoci serenamente alla Presenza che anima la nostra vita di ogni giorno, nella certezza che in questo modo le porte del Tempio ci verranno spalancate.
Mario Balocco, La fonte dell'eterna giovinezza, Cet, 2001, pag 49.
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MATERIA VOLATILE
lunedì 13 agosto 2007
PURIFICAZIONE
"Conviene qui notare che questa notizia purificatrice e amorosa o luce divina di cui parliamo agisce con l'anima, purificandola e disponendola per unirla a sé perfettamente, come il fuoco con il ciocco al fine di trasformarlo in sé.
Infatti il fuoco materiale, quando si attacca al ciocco, per prima cosa comincia ad asciugarlo, allontanandone l'umidità e facendone stillare l'acqua che ha in sé; poi lo fa diventare nero, oscuro e brutto, e anche di cattivo odore, e facendolo asciugare a poco a poco lo porta alla luce e ne espelle tutte le caratteristiche brutte e oscure contrarie al fuoco; e, infine, cominciando a infiammarlo dall'esterno e a riscaldarlo, finisce per trasformarlo in sé e farlo diventare bello come il fuoco stesso.
In questo processo, da parte del ciocco non vi è alcuna propria passione o azione, salvo la massa e la quantità più densa di quella del fuoco, poiché ha in sé le proprietà del fuoco e le sue azioni; infatti è asciutto, e asciutto è caldo, è chiaro e rischiara; è molto più leggero di prima, dal momento che il fuoco opera in lui queste caratteristiche ed effetti". (Giovanni della Croce, Notte oscura, OCD, pag. 157).
Si parla del FUOCO, che come un incendio (perchè tutti questi incendi?) consuma la materia; dalla comprensione dello stato presente dell’umanità, che dal punto di vista morale e spirituale è catastrofico e attira disastri senza precedenti; di dimensioni globali, poiché il declino della mentalità umana non può non causare anche il degrado terreno.
Siamo forse ai disastri naturali come imprecano gli ecologisti?
È vero che anche i fatti naturali appartengono al creato dove quando gli uomini mentono gridano le pietre, ma oggi tale ecologismo fa parte del disastro mentale e morale.
Ecco come si manifesta il fuoco divino d'amore e di contemplazione che, prima di unire e di trasformare l'anima in sé, per prima cosa la purifica da tutte le caratteristiche a lui contrarie, le tira fuori le sue brutture e la fa diventare nera e oscura, in modo che sembra peggiore di prima e più brutta e abominevole di com'era.
Infatti, questa divina purificazione rimuove tutti gli umori cattivi e viziosi che non vedeva, dato che erano ben radicati e stabiliti nell'anima, e così essa non capiva di avere in sé tanto male, ora invece, per espellerli e annientarli, glieli mettono davanti agli occhi e li vede così chiaramente, ... Poiché vede in sé ciò che prima non vedeva, le appare chiaro di essere tale che, non solo non è degna di essere guardata da Dio, ma che Dio la respinge e, anzi, che l'ha già respinta.
Da questo paragone potremo ora capire molte cose su ciò che stiamo dicendo e pensiamo di dire.
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PURIFICAZIONE
sabato 11 agosto 2007
UN'OPERA D'ARTE
« Tutto ciò che è prodotto proviene necessariamente da autore. È assolutamente impossibile che senza autore vi sia produzione. Quando l'artista guarda a ciò che è eternamente identico a se stesso e, applicandosi a quello come a un modello, ne riproduce l'essenza e la virtù, una misura della bellezza perfetta è così necessariamente compiuta. Se guarda a ciò che passa, se il suo modello passa, ciò che fa non è bello» .(28a-28b). PLATONE: "TIMEO"
Con le parole di Simone Weil quando si interessava al pensiero greco; Platone indica nella creazione di un'opera d'arte quell'attività umana che più può avvicinarsi alla creazione soprannaturale. Non si riuscirà mai a trovare abbastanza finalità visibile nel mondo per provare che esso è analogo a un oggetto fabbricato in vista di un fine... È, addirittura manifesto il contrario.
Ma l'analogia tra il mondo e un'opera d'arte ha la sua verifica sperimentale nel sentimento stesso della bellezza del mondo, perché il bello è la sola fonte del sentimento del bello. La verifica non vale se non per quelli che hanno provato questo sentimento, ma quelli che non l'hanno mai provato, e sono senza dubbio rarissimi, non possono forse essere condotti a Dio per nessuna via.
Paragonando il mondo a un'opera d'arte, non soltanto l'atto della creazione ma la provvidenza stessa si trova assimilata all'ispirazione artistica. Vale a dire che nel mondo, come nell'opera d'arte, c'è finalità senza alcun fine rappresentabile.
Tutte le fabbricazioni umane sono adeguamenti di mezzi in vista di fini determinati, salvo l'opera d'arte ove vi sia adeguamento di mezzi, nella quale c'è, evidentemente, finalità, ma non si può concepire alcun fine; in un certo senso il fine è assolutamente trascendente.
Accade esattamente lo stesso per l'universo e per il corso dell'universo, il cui fine è eminentemente trascendente e non rappresentabile, perché è Dio stesso.
L'arte è dunque l'unico termine di paragone legittimo.
Di più: solo questo paragone conduce all'amore.
« È un'impresa trovare il creatore e padre di quest'universo, e colui che l'ha trovato non ha la possibilità di esporlo a tutti. Esaminiamo dunque ancora, a suo proposito, quale dei due modelli ha scelto il carpentiere per eseguirlo, se quello è identico a se stesso e così com'è, o quello che passa. Se questo mondo è bello, se l'artista è buono, evidentemente egli ha guardato all'eterno; in quel caso invece che neppure è lecito dire, a quello che passa. Ora, è del tutto manifesto che egli ha guardato all'eterno. Poiché l'uno è la più bella delle opere, l'altro il più perfetto degli autori. Sicché questo mondo generato è stato eseguito secondo l'essere identico, afferrato dall'intelligenza e dalla ragione » (28c-29a). PLATONE: "TIMEO"
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UN'OPERA D'ARTE
giovedì 9 agosto 2007
LO SPIRITO ETERICO
Il fatto che la forza attiva diminuisca costantemente e naturalmente nell'universo materiale ed abbia pertanto bisogno di nuovi impulsi, non è un difetto dell'universo. Dipende solo dal fatto che la materia non ha vita, è inerte e inattiva.
Il mondo ha ogni tanto bisogno di essere ricreato o rimesso a posto o riordinato.
Nella lettera a Henry Oldenburg, Newton avvicinava i principi elettrici e magnetici al principio di gravità. Distingueva nell'etere un fondamentale «corpo flemmatíco» e «altri diversi spiriti etereí». Si spingeva ad affermare che «forse l'intera struttura della natura può essere nient'altro che etere condensato per effetto di un principio di fermentazione» e che «è forse probabile che tutte le cose siano originate dall'etere».
Sulla base di questa ipotesi, l'attrazione gravítazionale della Terra poteva essere causata «non dal corpo fondamentale dell'etere flemmatico, ma dalla condensazione di qualcosa che è molto leggermente e sottilmente diffuso in esso, qualcosa forse di natura oleosa o gommosa, tenace ed elastica». Questo spirito etereo può penetrare e «condensarsi nei pori della Terra». Il grande corpo di quest'ultima «può condensare continuamente tanta parte di questo spirito da farlo scendere molto celermente dall'alto per un ricambio».Nel 1675 Newton affidava ad una «matería eterea» il compito di rinnovare il moto e l'attività del cosmo. Si concretizza così l'ipotesi della Terra simile a una grande spugna che si imbeve di una sostanza eterea (che è «principio attivo»), dalla quale lentamente si libera, teoria fondata sul presupposto di una natura che «opera costantemente con movimento círcolare».
La natura genera fluidi dai solidi e solidi dai fluidi, sostanze fisse da quelle volatilí e volatili da quelle fisse, cose leggere dalle pesanti e pesanti dalle leggere.
«Durante tale discesa, quello spirito può portare con sé i corpi che esso pervade con una forza proporzionale alle superfici di tutte le parti sulle quali agisce. La natura infatti crea una circolazione che, a causa della lenta ascesa di tanta materia fuori dalle viscere della Terra, per un po' costituisce l'atmosfera, ma essendo continuamente spinta in su da nuova aria, da esalazioni e da vapori che sorgono dalla parte più bassa, alla fine (ad eccezione di una parte dei vapori che ritorna in pioggia) svanisce di nuovo negli spazi eterei e là forse, col passare del tempo, si ammorbidisce e si assottiglia fino a che torna nel suo primo principio».
Ciò che vale per la Terra, può valere per il Sole. Forse anch'esso si imbeve abbondantemente di questo spirito «allo scopo di conservare il proprio splendore e allo scopo di trattanere i pianeti dall'afiontanarsi ulteriormente».
Coloro che lo desiderano possono anche pensare che «i vasti spazi eterei fra noi e le stelle costituiscano un sufficiente deposito per questo alimento del Sole e dei pianeti».
(I. Newton, Scritti di ottica, pag 253)
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LO SPIRITO ETERICO
mercoledì 8 agosto 2007
L'ANIMA CADUTA
Per comprendere nella sua profondità, il concetto di nascita, o di generazione, di Dio nell'anima, bisogna partire dall'esperienza del distacco.
L'uomo distaccato, che « niente ha, niente vuole, niente sa », ha rinunciato completamente a se stesso, è diventato assolutamente vuoto, libero (ledig) « come quando ancora non era » ovvero quando era presente solo come idea in Dio, prima di venire al mondo.
Tale condizione di distacco, dunque, nella sua pienezza, annulla l'io psicologico, lo conduce a una mistica « morte », che è essenziale e imprescindibile per la nascita del vero io, dell'io spirituale e che il testo paolino di Gal 2,20 - interpreta concordemente come Spirito, come Dio abitante nell'uomo - uomo spirituale ormai, non più uomo psichico (cfr. 1Cor 2,14-15).
Introduzione al Il Pellegrino cherubico. Ed Paoline 1989. A cura di M. Vannini.
1 Ero figura angelica, ora qual bestia sono!
2 Mi libravo in Paradiso in pura letizia
3 Ora sto sulla terra in piena angoscia e pena.
4 Non mi toccava rabbia del mondo infernale,
Or fondo per il caldo e gelo per il freddo
E mille mali sento. Del tempo ero signore,
Ora è lui che mi domina. Ero il mio vestito:
Or devo per forza coprirmi d'altrui penne.
9 Dio mi guardava amico, mi diceva figlio caro,
10 Con l'ira or mi spaventa, il peccato mi prostra.
11 Di continua paura son circondato e colmo!
12 Considero la mia sventura con i miei stessi occhi!
13 Il diavolo e la morte incalzano la mia vita:
14 Ah, mia povera anima! Che cosa mai ho fatto!
Angelus Silesius;
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L'ANIMA CADUTA
martedì 7 agosto 2007
IL PRINCIPIO VOLATILE
La personalità umana, per sua natura, è uno strumento esistenziale che possiede limiti ben precisi.
Il suo compito è quello di fungere da contenitore di un principio volatile il quale, esattamente come l'alcool o la benzina, finirebbe con l'evaporare nell'aria se non si trovasse "ermeticamente" sigillato dal vetro.
Il semplice fatto di smettere di confondere il contenitore dal contenuto costituisce quel balzo che gli intellettuali teorici, pur trascorrendo una lunga vita immersi in profondi studi esoterici, non riescono a compiere.
Pretendere di potersi mettere sul Sentiero, quando la recita esteriore viene concepita come l'unico Cielo possibile, equivale ad illudersi di poter animare una statua.
(BALOCCO M. MAGIA DEI MONASTERI (LA) ASPETTI ESOTERICI DELLA VITA MONASTICA)
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IL PRINCIPIO VOLATILE
lunedì 6 agosto 2007
NON MUOVERSI
Il bisogno di cambiamento sembra crescere di generazione in generazione. Il mondo evolve velocissimamente e, per stargli dietro, l'uomo si muove, corre, sì agita, senza riuscire a mettersi al passo con quel ritmo sfrenato. Sembra quasi che egli abbia perso la capacità di fermarsi senza subito crollare.
Questa perdita di autocontrollo è la malattia del nostro tempo.
Eppure già ARISTOTELE ci aveva insegnato la saldezza della calma che ricrea, dicendoci che "tutto ciò che è ìmmobile non è in riposo".
L'immobilità non è inerzia: è la forza del pacifico, del vero creatore, dell'esicasta.
L'eccesso del movimento
Nelle sue lettere a Lucilio, SENECA aveva insistito sull'equilibrio da tenere tra i due possibili eccessi.
"Due specie di uomini meritano ugualmente il biasimo: gli inquieti perennemente in azione (qui semper inquieti sunt) e gli oziosi impenitenti (qui semper quiescunt). Il gusto dell'agitazione turbolenta non è la vera attività: sono le irrequietezze di un'anima conturbata. Così come il considerare ogni movimento un supplizio, questo non si chiama riposo, ma snervatezza e indolenza". (Seneca, Ad Lucilium epistulae morales 1,3,5-6).
Non muoversi con il corpo...
"Seduto in una cella tranquilla, in disparte, in un angolo, fa' quello che ti dico: chiudi la porta, ed eleva la tua mente al di sopra di ogni oggetto vano e temporale. Quindi appoggia la barba sul petto, volgi il tuo occhio corporeo, assieme a tutta la tua mente, nel centro del tuo ventre, cioè nell'ombelico. Comprimi l'inspirazione che passa per il naso"... (Gregorio di Nazianzo, Oratio XXVII1,3, SC 250, P. 105).
Raccogliere il corpo nell'anima...
"Non è dal raccoglimento (hesychía) esteriore che viene la conoscenza di Dio ... ma è piuttosto la conoscenza di Dio che procura il raccoglimento a colui che lotta correttamente e secondo le regole". (Simeone il Nuovo Teologo, Etica XV, SC 129, P. 455).
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NON MUOVERSI
L'IMMORTALITA' DELL'ANIMA
L'Aníma è propriamente «il principio del movimento»; pertanto, conferisce movimento a tutte le cose, quando lei stessa si muove da sé, e poi trasmette la vita al corpo animato, mentre lei stessa la possiede in proprio.
Esattamente per questo l'Anima non è passibile di morte.
Non tutti gli esseri ricevono la vita da altri, altrimenti si andrebbe all'infiníto. Bisogna quindi che esista una natura originariamente dotata di vita, necessariamente «indistruttibile e immortale», fonte di vita anche per gli altri viventi.
Qui deve aver sede ogni realtà divina e beata, che trova in sé il principio della vita e dell'essere: è questo il primo essere e il primo vivente, immune da ogni mutamento sostanziale, né generato né mortale.
Plotino; enneade IV, 7, 5; Mondadori 2002.
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L'IMMORTALITA' DELL'ANIMA
giovedì 2 agosto 2007
APOCALISSE
1) Nessun uomo è o può essere un mero individuo.
La massa degli uomini ha soltanto un accenno tenue, seppure lo ha, di individualità. La massa, degli uomini, vive e si muove, pensa e sente, collettivamente, e non ha praticamente emozioni individuali, né sentimenti né pensiero. Sono frammenti di una coscienza collettiva o sociale. E sempre stato cosí e sempre sarà.
2) È ugualmente un errore affermare che lo Stato è formato da individui.
Lo Stato, o ciò che chiamiamo la società come ente collettivo, non può avere la psicologia di un individuo. Non è vero. È formato invece dalla somma di esseri frammentari. E nessun atto collettivo, sia pure il piú personale come il voto, proviene dall'Io individuale. Esso è fatto dall'Io collettivo, ha un substrato psicologico diverso dall'individuale.
3) Lo Stato non può essere cristiano.
Ogni Stato è potenza, né può essere altrimenti. Ogni Stato deve salvaguardare le sue frontiere, i suoi interessi: se non riesce a farlo, tradisce i suoi individuali cittadini.
4) Ogni cittadino è una unità della potenza mondiale.
Un uomo può desiderare di essere un puro cristiano e un mero individuo, ma poiché deve essere membro di uno Stato politico o di una nazione, egli è costretto a essere una unità della potenza mondiale.
5) Come cittadino, come essere collettivo, l'uomo ha il suo compimento nella soddisfazione del suo senso di potenza.
Se appartiene a una delle cosidette nazioni dominanti, la sua anima trova il suo compimento nel sentimento del potere e della forza della sua nazione. Se il suo paese sale aristocraticamente allo zenit dello splendore e della potenza, in una gerarchia di potere, egli avrà un compimento di sé tanto maggiore in quanto occuperà il suo posto in quella gerarchia. Ma se il suo paese è potente e democratico, allora egli sarà ossessionato dal perpetuo desiderio di affermare la sua potenza nell'intromettersi per impedire agli altri di fare ciò che desiderano, poiché nessun uomo deve fare piú ,di un altro.
Questa è la condizione delle democrazie: una condizione di perpetui tiranneggiamenti.
Lo Stato moderno è una forza distruttrice dell'anima, perché è formato di frammenti che non hanno una interezza organica, ma solo un insieme collettivo.
6) L'individuo, uomo o donna che sia, è costretto a uccidere, almeno, in se stesso l'io amante.
Non che ogni uomo uccida ciò che ama, ma ogni uomo, insistendo sulla sua individualità, uccide in se stesso l'io amante, come la donna uccide in se stessa l'io amante.
Avere un credo individualistico, che neghi la realtà della gerarchia, conduce solo a una maggiore anarchia. L'uomo democratico vive di coesione e di resistenza: la forza coesiva dell'amore e quella resistente della libertà individuale. Cedere completamente all'amore significa essere assorbiti, il che è la morte dell'individuo, poiché l'individuo deve serbare il suo proprio io o cessare di essere libero e individuale.
Sicché noi vediamo quanto la nostra epoca ha provato, a suo stupore e confusione, che l'individuo non può amare.
Quando un individuo ama, cessa di essere un puro individuo, sicché egli deve riprendersi e cessar d'amare. E questa una delle piú stupefacenti lezioni dei nostri giorni: che l'individuo, il cristiano, il democratico, non può amare o, se gli capita di amare, è costretto a ritrarre il suo amore.
L'Apocalisse, strano libro, lo mette in luce. Ci presenta il cristiano in relazione con lo Stato, ciò che gli Evangeli e le Epistole evitano di fare. Ci presenta il cristiano in relazione con lo Stato, col mondo, e il cosmo, e ce lo mostra in furiosa ostilità contro tutti, bramoso alla fine di distruggere tutti.
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APOCALISSE
mercoledì 1 agosto 2007
LE PAROLE SACRE
"Ogni simbolo scritto, così come ogni suono della voce può percorrere gli itinerari interiori destinati a ricomporre il quadro originario che di tanto in tanto affiora vagamente e in modo disordinato alla nostra mente. Il simbolo grafico ricorrente apre dunque canali come un mandala.
Di qui la particolare strutturazione di parole sacre, anatemi, formule magiche apotropaiche, palindromi. Suoni che possiedono una musicalità intrinseca, un potere incantatorio che va al di là delle parole singole inscritte; il loro potere è nel suono poiché emanano pulsazioni ritmiche che si avviluppano intorno ad una focale armonica allo stesso modo in cui una spirale aurea si evolve o, ancor più, come i due serpenti dell'ermetico caduceo che sembrano affermare e negare al tempo stesso ciò che nella totalità del simbolo esprimono". (Roberto Caravella)
Il grande viaggio verso le profonde altezze degli archetipi è qui ora a disposizione di chiunque solo stupendosi e meravigliandosi riguardo i suoni, le immagini, sì le semplici sensazioni che ci attraversano.
Deve essere almeno iniziato però, il riavvicinamento al mondo degli Archetipi di cui i simboli sono i semplici messaggeri...
La natura ne è un banco di prova immediato, come rapido è il test a cui ci possiamo sottoporre, cercando di cogliere in ogni impressione il timbro (simbolo) archetipale di provenienza.
È questa la lingua sacra dei profeti, dei mistici, dei poeti e egli eroi, che sono tali non per elezione, ma per infusione, giunti all'apertura di un canale (buco nero ?, buco bianco) che alimenta con un diverso sangue organi concepiti per un'iperrealtà.
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mirabilis
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